domenica 18 luglio 2010

PENSIERI & INCONTRI...

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.

Tu li metti al mondo ma non li crei.

Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.

Puoi dare loro tutto il tuo amore, non le tue idee.
Perché essi hanno le loro proprie idee.

Tu puoi dare dimora al loro corpo ma non alla loro anima.
Perché la loro anima abita
nella casa dell’avvenire
dove a te non è consentito entrare neppure in sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non pretendere che somiglino a te.
Perché la vita non torna indietro
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli
verso il domani.

K.Gibran

Questa poesia mi è stata data in dono ieri al Raduno delle mamme a Comano Terme, parole che sono da molti anni sotto i miei occhi, dal momento che spiccano in un quadro nel salotto a casa della suocera...parole che ho sempre trovato sagge, leggendole a 20 anni quando il mio ruolo era quello di figlia, magari un po' ribelle, che aveva bisogno di spiccare il volo ed affermare sè stessa staccandosi in maniera definitiva dall'arco...
Parole che oggi che sono madre assumono il loro significato a tutto tondo e che ti rendono con gli interessi la "leggerezza" con cui le hai affrontate la prima volta.

Ieri ero a Comano per assistere alla presentazione di un libro molto famoso nella blogsfera "Quello che le mamme non dicono" di Wonder.
Ci tenevo ad esserci a quell'evento perchè nelle righe di quel libro ho trovato il 90% delle esperienze che ho affrontato io da quando, ormai più di 6 anni fa, sono incappata nella mia prima gravidanza.
Come sosteneva il Giovane Holden alla fine di un libro avvincente o interessante si sogna sempre di poter scambiare quattro chiacchiere con l'autore, quasi sempre è impossibile, quindi se ti capita a tiro un 'occasione così perchè lasciarsela scappare???

Da timida inguaribile quale sono avrei voluto essere invisibile ed assistere all'evento in sordina, ho anche pensato di farlo in realtà, far finta di essere un'ascoltatrice arrivata lì per caso ed andarmene quando tutto fosse finito, ma avevo il libro con me e in fondo in fondo ci tenevo a farmelo autografare.
Da pessima madre ho trascinato mia figlia lì con me a farmi da spalla, mentre mi presentavo a Chiara e non sapevo minimamente cosa dire...
Le parole poi sono arrivate da sole, tra curiosità ed aneddoti; sono stata davvero felice di essere riuscita a scambiare qualche parola dal vivo con lei, mi fossi defilata me ne sarei sicuramente pentita!
Mi ha chiesto come vanno le cose quando i figli crescono, se la situazione migliora un po'; il succo della mia risposta era che il mestiere di genitore è davvero difficile, e di sconvolgimenti nella vita dobbiamo affrontarne in ogni età della crescita dei nostri figli, non so se sono riuscita a farmi capire, quando parto per la tangente non mi si ferma più e forse scrivere mi riesce meglio.
Per me la sfida più grande in questo periodo è riuscire a convivere con le parole della poesia di cui sopra, accettare che i figli scelgano la loro strada, e che ciò non avviene a 12, 15, 20 anni come immaginavo, ma già a 2, 3, 5 anni...
Affrontare le delusioni che ci danno senza prendersela (...fosse facile...), capire che se io in Sardegna mi sento divinamente e loro hanno l'animo degli alpini sul Don, non è colpa mia che li ho portati lì e nemmeno colpa loro che mi vogliono "rovinare" la vacanza, siamo persone diverse che hanno bisogno di vivere esperienze diverse: io avevo bisogno di relax a contatto con mare, loro di socializzare con gli amichetti vicini di casetta...
E questo è solo un esempio...
Se vuoi sapere, cara Wonder, se ti mancherà l'aria ed avrai bisogno della TUA vita anche tra qualche anno la risposta è SI', assolutamente!
Ma non voglio spaventarti! Il nostro compito è quello di creare e mantenere un equilibrio tra noi e loro, tra le nostre e le loro esigenze, tra i nostri ed i loro limiti.
Non sarà facile, ma se ce l'abbiamo fatta fino ad adesso... ;)


3 commenti:

  1. E' bellissimo e giustissimo quello che dici. La poesia di Gibran raccoglie tante verità. Noi mettiamo al mondo delle creature con un loro carattere, dei loro desideri e delle aspettative che non saranno mai le nostre. Sono esseri a sè. Sono una parte di noi con una loro strada. Noi certo possiamo indirizzarli, consigliarli, accudirli ma loro prenderanno le loro decisioni. E questo, hai ragione, avviene fin da subito, quando ci rendiamo conto che loro vedono e vivono le situazioni in modo completamente diverso da noi, dandoci quelle "piccole delusioni" a cui accennavi. Ma la cosa più bella che hai scritto è che dobbiamo creare e mantenere un equilibrio tra noi e loro, anche se a volte è difficile.

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  2. ti ho incrociato per caso leggendo un commento al post di wonder e da curiosa quale sono ho deciso di passare sul tuo blog.
    Conosco la poesia di Gibran, sono parole vere che ogni volta che le leggo mi fanno un po' male, la mia parte razionale sa che i figli sono degli individui a parte, ma è doloroso affrontare la loro voglia di indipendenza. Trovare l'equilibrio è la parte più difficile...p.s. anch'io mi sento un po' bradipo

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  3. Stranamente era proprio il concetto che volevo esprimere a Wonder per rispondere alla sua domanda, ma non trovavo le parole esatte per coordinare le 1000 cose che mi frullavano in testa in quel momento!
    Avrei fatto meglio a darle la poesia e dirle: ecco, leggi questa, realizzare tutto ciò è il vero bordello!!!
    ...non perchè le mamme di oggi siano ottuse e convinte di dover imporre tutto ai figli, è vero il contrario! a leggere la poesia tutti sono capaci di dire "parole sante"...poi però ti arriva un figlio, passa poco tempo e tu fai una qualsiasi cosa per lui che TI rende felice, lo guardi aspettandoti un sorriso e +100 punti come madre e...t'accorgi che lui/lei non la pensa come te, che non era quello di cui aveva bisogno in quel momento...è lì che ti cade il mondo addosso...e rileggendo la stessa poesia pensi "sticazzi!!! è così che dovrò campare per i prossimi 20 anni???"

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